Le attività umane stanno causando cambiamenti al clima su scala planetaria nella terra, nell’oceano e nell’atmosfera, con ramificazioni dannose per lo sviluppo sostenibile e gli ecosistemi. Questo è quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale pubblicato il 18 maggio 2022. Il testo ha analizzato la situazione globale attraverso quattro indicatori chiave del cambiamento climatico (concentrazioni di gas serra, innalzamento del livello del mare, calore oceanico e acidificazione degli oceani) ed è arrivato a stabilire che tutti hanno raggiunto nuovi record nel 2021.
“Il nostro clima sta cambiando davanti ai nostri occhi – ha affermato il Segretario Generale dell’OMM – Il calore intrappolato dai gas serra indotti dall’uomo riscalderà il pianeta per molte generazioni a venire. L’innalzamento del livello del mare, il calore degli oceani e l’acidificazione continueranno per centinaia di anni a meno che non vengano inventati mezzi per rimuovere il carbonio dall’atmosfera. Alcuni ghiacciai hanno raggiunto il punto di non ritorno e questo avrà ripercussioni a lungo termine in un mondo in cui più di 2 miliardi di persone soffrono già di stress idrico”.
Il rapporto sullo stato del clima globale, sarà utilizzato come documento ufficiale per i negoziati delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27) che si svolgeranno in Egitto entro la fine dell’anno. In questo dossier si analizzano alcuni dei tratti salienti del rapporto.
Guerra e clima: Mozambico, Nigeria e Yemen
In Mozambico l’aumento delle tempeste tropicali e delle precipitazioni violente ha aumentato significativamente la vulnerabilità delle persone già colpite dal conflitto. Nuovamente vittime anche migliaia delle famiglie che erano già state sfollate dai Cicloni Idai e Kenneth nel 2019. Nel gennaio 2021 i forti venti, le inondazioni e il ciclone Eloise hanno danneggiato o distrutto i rifugi di oltre 8700 di queste famiglie sfollate, oltre a scuole e ospedali.
In Nigeria siccità e inondazioni hanno reso più vulnerabili le persone già sfollate a causa del conflitto nel Nord-est del Paese. La situazione è ulteriormente peggiorata nella prima metà del 2021, con circa 294mila nuovi spostamenti.
In Yemen alla guerra si sono unite inondazioni e siccità, che hanno portato alla distruzione di rifugi e infrastrutture, hanno limitato ulteriormente l’accesso ai mercati e ai servizi di base e hanno facilitato la diffusione di malattie mortali. A metà aprile, forti piogge e inondazioni hanno interessato diverse parti del Paese, colpendo 7mila persone. Tra queste il 75% erano sfollati interni. Nel Paese ci sono oltre 4milioni di sfollati interni. La stagione delle piogge ha portato nel 2021 pesanti precipitazioni, forti venti e inondazioni, in particolare alle zone costiere. Le inondazioni, inoltre, hanno bloccato le strade, impedendo la consegna di assistenza salvavita.
Il rapporto dell’OMM ha confermato che gli ultimi sette anni sono stati i più caldi mai registrati. La temperatura media globale nel 2021 era di circa 1,11 (± 0,13) °C al di sopra del livello preindustriale. Eccezionali ondate di caldo hanno abbattuto tutti i record nel Nord America occidentale e nel Mediterraneo. La Death Valley, in California, ha raggiunto i 54,4 gradi il 9 luglio 2021 mentre Siracusa in Sicilia ha raggiunto i 48,8 gradi. La Columbia Britannica ha toccato i 49,6 gradi il 29 giugno provocando più di 500 decessi e alimentando incendi devastanti che, a loro volta, hanno peggiorato l’impatto delle inondazioni di novembre.
Anche il ‘caldo oceanico’ è stato record. A profondità superiori a 2.000 metri le acque hanno continuato a riscaldarsi nel 2021 e si prevede che continueranno a farlo in futuro, in un processo che gli scienziati definiscono irreversibile. Tutti i set di dati concordano sul fatto che i tassi di riscaldamento degli oceani mostrano un aumento particolarmente forte negli ultimi due decenni: il calore sta penetrando a livelli sempre più profondi.