Negli ultimi anni, i rischi legati ai cambiamenti climatici sono nettamente aumentati a causa di una serie di fattori tra cui l’estremizzazione di alcuni fenomeni meteorologici, l’espansione urbanistica spesso irrazionale, la pressione demografica, l’utilizzo intensivo del suolo, la perdita di biodiversità e la degradazione degli ecosistemi. Mitigare dunque il rischio associato al clima è di fondamentale importanza per garantire la sicurezza ed il benessere della società, anche nel nostro Paese.
Uno studio pubblicato recentemente sulla rivista Plos da un team di scienziati del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) classifica i Comuni italiani in base alla loro capacità di resilienza alle calamità, fornendo ai responsabili politici informazioni nuove, affidabili e fondamentali per mitigare il rischio legato agli eventi naturali e per pianificare le future politiche di adattamento ai cambiamenti climatici.
Il concetto di resilienza
Ma cosa si intende per “resilienza” e soprattutto come si misura? Il concetto stesso è abbastanza controverso, nel caso dei disastri si intende come quella capacità o caratteristica del sistema in grado di incidere sulla propria vulnerabilità.
Ma non esiste una definizione unica ed inoltre più difficile ancora è la sua misura. Tra i precedenti tentativi di misurare la resilienza vi sono la combinazione di vari fattori tra cui grado di preparazione alle calamità, infrastrutture, coesione economica e sociale, qualità di vita dei cittadini. Secondo alcuni autori una comunità resiliente ai disastri è quella che può affrontare un evento estremo con un livello tollerabile di perdite, sia in termini di vite umane che di danni, ed è in grado di mettere in piedi azioni di mitigazione del rischio per raggiungere un livello di protezione sufficiente. «Oltre alle questioni teoriche – sostiene lo studio – principalmente legate alla scelta degli indicatori, ci sono anche questioni metodologiche, legate a come aggregarli. La nostra ricerca è innovativa perché supera questi problemi, incluse diverse scelte metodologiche nel risultato finale: abbiamo costruito un indice composito di resilienza alle catastrofi municipali per l’Italia che garantisce ai responsabili politici l’alta qualità del risultato».
Per lo studio in questione, sono stati infatti utilizzati ed incrociati diversi parametri tra cui: accesso ai servizi, stato delle istituzioni, condizione delle abitazioni, grado di coesione sociale, livello di educazione, risorse economiche, stato dell’ambiente e dell’ecosistema.
I risultati dello studio
Tenendo conto di questi fattori, in termini di resilienza verso i disastri naturali, lo studio regala l’immagine del nostro Paese spaccato a metà: i Comuni del nord Italia mostrerebbero una resilienza maggiore verso le catastrofi naturali, mentre il sud Italia sarebbe caratterizzato da un comportamento esattamente inverso. Si riconoscono tuttavia delle eccezioni in tutta la Penisola.
I risultati devono servire a tutti gli attori politici e governativi per adottare misure di adattamento e gestione dei rischi legati alle catastrofi naturali, tenendo conto delle differenze osservate, e per prevedere lo stanziamento dei fondi necessari per implementare gli interventi di riduzione del rischio da catastrofi naturali nel periodo 2015-2030 previsti dalle Nazioni Unite, che prevede investimenti per la resilienza e l’integrazione del concetto di riduzione del rischio di catastrofi nelle politiche di sviluppo sostenibile. L’Italia del resto è un territorio già fortemente esposto ai rischi naturali, capire come varia la capacità di resilienza verso questi fenomeni è determinante per prevenire e scongiurare ulteriori tragedie future.
Tratto da: Rivista Natura