Il 16 ottobre è la Giornata mondiale dell’alimentazione, che ricorda la nascita della FAO per combattere la fame nel mondo.
Il direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, Qu Dongyu, nella cerimonia di apertura della giornata ha dichiarato: «Celebriamo la Giornata mondiale dell’alimentazione in un momento in cui le sfide poste dalla fame mondiale, dalla crisi climatica e dalla pandemia da Covid-19 rimangono formidabili, ma si registra un nuovo slancio e nuove energie nell’impegno per trasformare i sistemi agroalimentari e renderli più adatti ad affrontare la situazione di oggi».
L’Italia, Presidente di turno del G20, ha assunto come tema guida uno degli intenti più ambiziosi dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: “Sconfiggere la fame”.
La massima autorità della cristianità, Papa Francesco, ha posto l’attenzione sul conflitto tra cibo e mercato: «La lotta contro la fame esige di superare la fredda logica del mercato, incentrata avidamente sul mero beneficio economico e sulla riduzione del cibo a una merce. […] In tal senso, il prezioso contributo dei piccoli produttori è fondamentale».
Il cambiamento climatico colpisce la filiera del cibo italiano
In occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione il WWF ha presentato il report “2021 effetto clima: l’anno nero dell’agricoltura italiana” per denunciare come il clima abbia inciso drammaticamente sulla produzione di alcuni prodotti tipici del nostro territorio e i prezzi siano schizzati alle stelle.
Siccità, nubifragi e caldo record hanno impattato sulle tavole degli italiani. Ci sono stati cali record per miele (-95%), frutta, dell’80% per l’olio in alcune regioni del centro-nord.
Gli effetti della crisi climatica si ripercuotono sul mercato dell’ortofrutta italiano e sulle nostre tavole. Nella regione mediterranea il riscaldamento supera del 20% l’incremento medio globale della temperatura, ponendo il nostro Paese in una posizione di particolare vulnerabilità. Complessivamente, gli eventi climatici estremi sono costati al comparto agricolo circa 14 miliardi di Euro negli ultimi 10 anni.
Save the Children avverte che fame e crisi climatica sono una combinazione letale per migliaia di bambini. La metà dei bambini malnutriti, infatti, vive in Paesi in emergenza climatica. Un bambino su tre al mondo è malnutrito e ogni 15 secondi un bambino muore a causa della mancanza di cibo.
Difatti, anche se l’86% delle emissioni globali di CO2 è responsabilità dei Paesi più ricchi, quelli più colpiti dalla crisi climatica sono quelli a basso e medio reddito e i bambini che vivono in queste aree e nelle comunità più svantaggiate saranno colpiti prima e più pesantemente.
Save the Children, che sta finanziando e implementando programmi a lungo termine in tutto il mondo per combattere la malnutrizione e l’emergenza climatica e sta rispondendo alla crisi alimentare globale, chiede ai governi donatori di finanziare urgentemente il Piano di Risposta Umanitaria Globale e i numerosi altri piani ancora sottofinanziati, e di sostenere l’aumento dei programmi di protezione sociale e dei servizi per l’infanzia.
Estratto da: rivistanatura.com