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Circhi

Quello che accade nei circhi non è migliore di ciò che avviene negli zoo: gli animali, sottratti al loro ambiente naturale, sono derisi, umiliati, utilizzati come oggetti e costretti a fare azioni contrarie alla loro natura. Trasportati poi da una città all'altra, vengono chiusi in piccole gabbie anche per migliaia di chilometri.

 

Il circo non è un posto dove gli animali amano stare. Per loro lo spettacolo non è divertente: fanno gli esercizi non perché si divertono, ma perché sono obbligati. Un elefante, in natura, non si metterà mai a fare il ballerino e una tigre non salterà mai nel fuoco. Per loro fare questi esercizi vuol dire soffrire.

 

In Italia non esistono limitazioni quantitative o di specie all’uso di animali nei circhi, i quali possono contare anche su finanziamenti pubblici erogati ogni anno dal Ministero dei Beni Culturali.
Non esiste inoltre un Registro Nazionale pubblico che indichi quanti animali sono detenuti nei circhi e in quali circhi. Rimane anche sconosciuto, almeno al pubblico, la percentuale di riproduzione degli animali nei circhi italiani, i quali spesso si scambiano animali rendendone difficile la tracciabilità.
Inoltre, a causa dell’impossibilità di controllare gli istinti di un animale selvatico, qualsiasi tipo di intrattenimento o interazione con esemplari di queste specie comporta anche rischi sia per il personale dei circhi che per gli spettatori.

 

Non dimentichiamo che gli animali imprigionati negli zoo e nei circhi sono esseri senzienti. L’unica differenza tra noi e loro è che apparteniamo a specie diverse, ma per quanto riguarda la capacità nel provare dolore, tristezza, noia o sofferenza non esiste nessuna caratteristica moralmente pertinenete che li rende differenti dagli umani.

Zoo

All’inizio vi erano collezioni di animali possedute dalle classi aristocratiche con il solo scopo di averli, senza nessuna funzione educativa o scientifica. Dal XIX secolo le città più grandi hanno realizzato i primi zoo divenuti con il tempo sempre più numerosi e più curati.

 

Tuttavia, nonostante i miglioramenti avvenuti negli anni, a causa degli istinti soffocati, degli spazi angusti e dalla noia, la maggior parte degli animali cade in depressione e manifesta anomalie caratteriali estranee alla propria natura (per esempio il tipico dondolio della proboscide degli elefanti oppure il continuo camminare da una parete della gabbia all’altra dei felini). Molte specie inoltre hanno una vita di gruppo molto complessa mentre altre percorrono ogni giorno lunghe distanze che nessun zoo, nemmeno il più grande, potrà mai riprodurre.

 

Non ha senso rinchiudere degli animali in un recinto dove sono costretti a trascorrere la vita.


Un recinto può avere uno scopo quando rimane l’ultimo rimedio per proteggere una specie che si sta estinguendo, magari per colpa dell'uomo, e che si tenta di riprodurre.
Da liberi sarebbero animali diversi. Forse morirebbero prima, ma la loro vita sarebbe una vita vera, con tutte le gioie e i dolori che comporta vivere.

 

L'osservazione degli animali collocati in ambienti artificiali e costretti a comportamenti inadatti alle loro specie non possiede la funzione didattica che gli zoo pretendono di comunicare al pubblico.
Chi desidera conoscere veramente gli animali, non si fa vedere da loro e non li disturba, in modo che  si comportino nel modo più spontaneo.

Informa i tuoi conoscenti, familiari, colleghi e soprattutto i bambini sui problemi degli animali costretti a vivere nei giardini zoologici e nei circhi.

 

Se possibile, visita i centri di recupero della fauna dove sono ospitati animali provenienti da situazioni di maltrattamento che ti aiuteranno a capire le problematiche associate alla loro prigionia.

 

Se possiedi dei bambini, mostra loro documentari educativi sugli animali o portali a conoscere la fauna locale che vive nei nostri boschi. Educali anche a proteggere e tutelare tutti gli animali.

 

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